LECTIO DIVINA – Vangelo mercoledì VII Pasqua

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Lectio Divina: Mercoledì VII settimana di Pasqua

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Dal Vangelo Giovanni (GV 17,11b-19)

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

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Meditazione di Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Omelia sul vangelo di Giovanni, 107

« Dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia »

Dicendo a suo Padre «Io non sono più nel mondo, io vengo a te» (Gv 17,11) nostro Signore raccomanda al Padre coloro che, con la sua partenza, sta per lasciare, dicendo: «Padre santo, conserva nel nome tuo quelli che mi hai dato». E’ come uomo che egli prega Dio per i suoi discepoli, che da Dio ha ricevuto. Ma bada a quello che segue: «Affinché siano uno come noi». Non dice: Affinché con noi siano una cosa sola, oppure affinché siamo una cosa sola, noi e loro, come una cosa sola siamo noi; dice: «Affinché siano una cosa sola come noi». Siano uno nella loro natura, come siamo uno noi nella nostra natura. Ciò non sarebbe vero se non lo dicesse in quanto egli è Dio, della stessa natura del Padre, per cui in altra circostanza ha detto: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 30). Non potrebbe dirlo in quanto uomo, come invece altrove ha detto: «Il Padre è più grande di me» (Gv 14, 28). Ma siccome l’unica e medesima persona è Dio e uomo, vediamo l’uomo nel fatto che prega, vediamo Dio nel fatto che sono un’unica cosa, lui e quello che egli prega… «Ma ora io vengo a te, e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, affinché essi abbiano in se stessi la mia gioia, nella sua pienezza» (Gv 17, 13)… Ora, siccome non se n’era ancora andato, era ancora qui; e siccome la sua partenza era imminente, in certo modo non era più qui. Di quale gioia poi intenda parlare, dicendo: «affinché essi abbiano in se stessi la mia gioia, nella sua pienezza», lo ha già spiegato prima, quando ha detto: «affinché siano uno come noi». Questa sua gioia, questa gioia cioè che proviene da lui, deve raggiungere in loro la pienezza; è per questo motivo, dice, che ha parlato «nel mondo». Ecco la pace e la beatitudine eterna, per conseguire la quale bisogna vivere con saggezza, giustizia e pietà nel secolo presente.