Venerdì della XIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 10,16-23.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato». Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.
Meditazione del giorno San Cipriano (ca 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Sui vantaggi della pazienza, 13.16 SC 291, 213
« Come pecore in mezzo ai lupi »
“Chi persevererà sino alla fine sarà salvato”: questo è comando salutare del nostro Signore e Maestro. E ancora: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Bisogna perciò aver pazienza e perseverare, fratelli carissimi, perché, ammessi alla speranza della verità e della libertà, possiamo davvero arrivare alla verità e alla libertà. Il fatto stesso di essere cristiani è questione di fede e di speranza. Ma perché la speranza e la fede possano arrivare a portare frutto, è necessaria la pazienza…
Non lavoriamo dunque nell’impazienza, non lasciamoci abbattere sulla via del Regno, distratti e vinti dalle tentazioni. Non giurare, non maledire, non esigere ciò che ci è tolto con la forza, porgere l’altra guancia, perdonare ai fratelli tutti i loro torti, amare i nostri nemici e pregare per coloro che ci perseguitano: come riusciremo a fare tutto ciò se non saremo saldi nella pazienza e nella tolleranza? Questo vediamo in Stefano… Non domanda la vendetta bensì il perdono per chi lo uccide: “Signore, non imputar loro questo peccato” (At 7,59). Così il primo martire di Cristo… non era soltanto il predicatore della passione del Signore, ma anche l’imitatore della sua estrema mitezza. Quando il nostro cuore è abitato dalla pazienza, non c’è più posto per l’ira, per la discordia o per la rivalità. La pazienza di Cristo caccia tutto questo per costruire nel nostro cuore una dimora pacifica in cui il Dio di pace si compiace di abitare.
fonte: http://vangelodelgiorno.org/