Lunedì della XVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 12,38-42.
In quel tempo, alcuni scribi e farisei interrogarono Gesù: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!».
Meditazione del giorno San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme e dottore della Chiesa
Catechesi n° 20, 2; SC 126, 111
Il segno di Giona
Presi per mano, siete stati accompagnati alla santa piscina del divino lavacro, come Cristo deposto dalla croce nella tomba qui di fronte [in questa chiesa del Santo Sepolcro]. Qui foste interrogati uno ad uno se credevate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e voi avete fatto la salutare confessione di fede. Per tre volte siete stati immersi nell’acqua e per ciascuna delle tre ne siete riemersi, per simboleggiare i tre giorni della sepoltura di Cristo, imitando cioè con questo rito il nostro Salvatore che passò tre giorni e tre notti nel seno della terra… Prima immersi nella notte non vedevate nulla, riemergendo invece vi siete trovati in pieno giorno. Mistero della morte e della nascita, quest’acqua di salvezza è stata per voi tomba e genitrice…
Evento al di là di ogni umana realtà e credibilità! In senso letterale, non siamo né veramente morti, né veramente sepolti, né veramente crocifissi; l’imitazione immaginaria di questi eventi esprime la vera realtà della nostra salvezza: Cristo veramente crocifisso, veramente sepolto, veramente risorto per elargirci tutti questi doni, perché partecipando all’imitazione della passione otteniamo la realtà della salvezza. O misericordia senza limiti! Cristo si è assoggettato ai chiodi che ne perforarono le immacolate mani e gli immacolati piedi, ai dolori della passione, perché io mi unisca, senza soffrirne le pene, alle sue sofferenze e goda i frutti della salvezza…
Il nostro battesimo, lo sappiamo bene, non solo opera la purificazione dei peccati e ci procura il dono dello Spirito Santo, ma anche fa delle nostre sofferenze un prolungamento nel quotidiano di quelle cui andò storicamente incontro Cristo, nostro esempio. Lo disse chiaramente Paolo: «Ignorate che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo stati sepolti con lui mediante il battesimo» … Cristo ha veramente sofferto per noi e per la nostra salvezza; lo sappiamo bene, non ha patito in modo apparente. Che dobbiamo partecipare alla sua passione, lo dice Paolo con precisione: «Se siamo divenuti una stessa pianta con lui per la somiglianza della sua morte, lo saremo anche per la risurrezione» (Rm 6, 3-5).
fonte: http://vangelodelgiorno.org