Solennità del Corpus Domini

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(Pieter Paul Rubens – “Ultima cena” -olio su tavola 304×206 , anno 1632)

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Il pane degli Angeli

diventa pane degli uomini

(tratto da “Panis Angelicus” – San Tommaso d’Aquino – 1225-1274)

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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,11b-17)

Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

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Meditazione di San Tommaso d’Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa

Opere, sulla festa del Corpo del Signore, opusc. 57, lett. 1-4

Il mistero dell’Eucaristia

L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi da uomini dèi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dall’umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino… O convito meraviglioso e inestimabile, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento ?… Nessun sacramento in realtà è più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa, l’Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti. Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento… Per mezzo di esso si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l’Eucaristia come memoriale della passione, il compimento delle figure dell’Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate da Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini. A coloro che la sua assenza avrebbe riempito di tristezza, egli ha lasciato questo conforto incomparabile.

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Meditiamo con la pittura

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(Pieter Paul Rubens – “Ultima cena” -olio su tavola 304×206 , anno 1632)

Testo critico a cura di Michele Angarano.

L’azione è collocata all’interno di una chiesa di cui s’intravvede, sulla destra, l’altare.

La scena è giocata sul rapporto dei toni scuri dello sfondo, con la stesura dei colori caldi che si stemperano nelle sfumature giallo-arancio, dei profili dei personaggi permeati di luce.

Così tutta l’opera, risulta pervasa da una atmosfera intensa e dorata, che. favorisce l’insorgere di un sentimento di gioiosa serenità.

Gli Apostoli ispirati e attoniti, si stringono, racchiusi in una aggregante forma ellittica, attorno a Gesù che, avvolto nella rossa tunica , volge lo sguardo verso l’alto, dove una luce salvifica si spande.

L’unico distratto è l’apostolo in primo piano (insieme al cane sotto i suoi piedi), che sembra disinteressarsi totalmente del divino evento Eucaristico.

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Meditiamo con la poesia

Il pane degli Angeli

diventa pane degli uomini.

Il pane del cielo da’ fine a tutte

le prefigurazioni:

qual meraviglia!

Il servo povero e umile

mangia il Signore.

Chiediamo a Te,

Dio uno e trino,

di visitarci,

come noi Ti adoriamo.

Per le tue vie

portaci dove tendiamo,

alla luce in cui Tu abiti.

Amen.

(“Panis Angelicus” – San Tommaso d’Aquino – 1225-1274)
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